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Unitatis Redintegratio Soc. Coop.

Via Berenice, 2, 06127 (PG) info@unitatis.it

Chi siamo

Chi siamo

Le radici della cooperativa

Per comprendere quale sia lo sguardo e l’idea che hanno portato poi alla nascita del progetto di accoglienza diocesano, è necessario fare memoria storica e tornare alle origini della nostra cooperativa e al suo fondatore Don Elio Bromuri. Nominato nel 1958 cappellano della Chiesa dell’Università e assistente della Fuci (Federazione universitari cattolici italiani), Don Elio con questi giovani già dal 1964 comincia a dar vita ad incontri ecumenici e di dialogo interreligioso che presto si strutturano in un gruppo stabile, prendendo il nome di Centro ecumenico. Con questi giovani, facendo proprio lo stile ecumenico della vita cristiana, dà vita al Centro di accoglienza in uno stabile in centro storico di proprietà dell’Opera pia Marianna Paoletti, con il quale dare risposta ai bisogni primari di assistenza e accoglienza espressi dagli studenti stranieri coinvolti nel lavoro ecumenico. Nel 1973 il gruppo dà vita ad una società cooperativa denominata ‘Unitatis Redintegratio’, dal titolo del documento del Concilio Vaticano II sull’ecumenismo, che dichiarava uno dei principali compiti del Concilio “promuovere il ristabilimento dell'unità fra tutti i cristiani”. Nel 1974 è iniziata l’attività di accoglienza.

L’ecumenismo, il dialogo interreligioso, l’accoglienza, la carità operante e la prossimità reale, contenute nel Vangelo di Matteo al capitolo 25 (“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”), ultime parole che Don Elio ha desiderato ascoltare, sono i valori su cui ancora oggi basiamo la nostra attività a fianco di questi nostri fratelli.

Identità e missione

Il centro di accoglienza è luogo di ‘frontiera’, in cui ciò che accade nel mondo (guerre, persecuzioni, catastrofi naturali) e ciò che in alcune parti del mondo è problema endemico (malattie, fame, …) assume forma umana, o per meglio dire 'dell’umano', che soffre, che ha visto la sua casa trasformarsi ‘nella bocca di uno squalo’ (Warsan Shire) e che, dal non-luogo in cui si trova dopo essere partito, cerca di riprendere e ricostruire il proprio cammino di vita. In questo percorso della persona, come progetto di accoglienza cerchiamo di accompagnarla, facilitando e creando, prima ancora nel nostro cuore e poi nella società, uno spazio d’asilo. Nel nostro impegno con i migranti ci guida lo sguardo di Gesù e il desiderio di dignità per tutti, nella consapevolezza che “il progetto di Dio è essenzialmente inclusivo e la costruzione del Regno di Dio è con i rifugiati, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole” (Papa Francesco per la 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato).